Lom a Merz 2025, da mercoledì 26 febbraio a lunedì 3 marzo: A scuola attraverso i campi – Elogio ai figli dei contadini.

L’agricoltura, come molte altre attività “all’aperto” era, ed è tutt’ora, soggetta alle avversità metereologiche. Così la tradizione contadina del passato voleva che per scongiurare la malasorte venissero fatti dei riti propiziatori, come i fuochi magici: i “Lòm a Mêrz” (i lumi di marzo). L’accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Il suo significato era quello d’incoraggiare e salutare l’arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature.

Per questa occasione, negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi (al fugarèn), mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi. L’Associazione “Il Lavoro dei Contadini” dall’ ormai lontano 2000, ha cercato di tracciare un nuovo solco con i Lumi a Marzo, con rinnovati obiettivi che intendono essere un invito per mettersi in viaggio in queste terre di Romagna, nelle quali si trova ancora un amore per il cibo tipico, sano, dove si possono ritrovare e condividere le tradizioni, usanze, cultura contadina e valori della coltura contadina.

LA 25° EDIZIONE DEI LUMI DI MARZO

Dopo il tramonto, l’accensione dei fuochi nelle aie delle case di campagna in vari Comuni dell’Emilia Romagna.

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Il programma prevede oltre quaranta eventi, durante le giornate dedicate ai Fuochi, che si svolgeranno nelle aie di aziende agricole e agrituristiche e in altri luoghi della cultura rurale in diversi Comuni dell’ Emilia Romagna.

La Presidente Lea Gardi: “Sono ormai trascorsi 25 anni dal nostro primo Lòm a Mêrz, un quarto di secolo in cui Il Lavoro dei Contadini si è sempre posto come obiettivo la promozione di territorio e ambiente, la valorizzazione dei prodotti eno-gastronomici tipici, la “cucina di casa”, con l’ impegno per recuperare e per trasmettere tradizione, arte, cultura contadina e i valori “antichi” del mondo rurale, l’amore per la Romagna, quale spunto di insegnamenti per noi, ma anche per le nuove generazioni. In occasione dei Lumi sono stati proposti e abbiamo cercato di approfondire molti temi tra i quali, negli ultimi anni, la mezzadria e l’edilizia e il paesaggio rurale. Ci è sembrato importante dedicare questa edizione di Lom e Merz, ai bambine e alle bambine contadine che hanno contribuito, in modi e maniere diversi, al sostentamento delle loro famiglie con carichi di responsabilità e di lavoro oggi inimmaginabili. Questa dedica intende essere stimolo per un ulteriore spunto di riflessione a chi e con interesse sempre maggiore, dedica parte dell’attività didattica nelle scuole di ogni ordine e grado, alle tematiche dell’ambiente in particolare dell’ambiente rurale, considerato a pieno titolo un ambiente educativo.”

Il tema scelto per questa edizione, “A scuola attraverso i campi, elogio ai figli dei contadini” ha quindi come obiettivo il cercare di dare una visione su come e quale fosse la vita del bambino contadino, vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e il suo rapporto con scuola, attraverso un’analisi dell’ordinamento scolastico di quell’epoca, la visione degli archivi scolastici e i racconti dei protagonisti. Le prime scuole rurali nascono presso le parrocchie oppure promosse da alcune associazioni benefiche; ed è solo nel 1923 che lo Stato italiano istituisce le prime scuole rurali, che nel giro di poco tempo saranno quasi 10.000.

I figli dei contadini avevano certamente difficoltà di apprendimento scolastico per vari motivazioni: scarsa stimolazione da parte del contesto familiare, costretti a percorrere a piedi lunghe distanze prima di raggiungere la sede scolastica, dove arrivavano già stanchi, dove l’andamento climatico condizionava pesantemente la frequenza.

Molto si è scritto sulle difficoltà che gli insegnanti che dovevano superare e da tali testi emerge come gli edifici fossero privi di riscaldamento, dispersi in zone molto difficili da raggiungere.

Spesso la didattica si scontrava con la difficoltà di apprendimento dei bambini, quasi sempre erroneamente imputata a una loro limitata intelligenza. In realtà, il bambino di età compresa tra i 6 e i 10 anni, spesso aveva già vissuto diverse esperienze dirette che lo rendevano più ‘maturo’ e consapevole rispetto ai suoi coetanei di ambito urbano.

Ne sono prova i giudizi espressi dai docenti e trascritti sui registri scolastici. Sono ritratti di scolari che meravigliano per il senso del dovere, l’ordine, la pulizia personale, valori imparati nell’ ambito familiare e nello svolgimento di diversi e pesanti lavori manuali in campagna.

Archivio fotografico: Fototeca Manfrediana

Si crea una sorta di incomunicabilità tra insegnante e studente su conoscenze al contrario già ben note ai piccoli scolari rurali in quanto stratificate nell’ambito familiare, facilitate e apprese attraverso la pratica sul campo e gli insegnamenti di nonni, genitori e fratelli maggiori.

Questi bambini contadini conoscono i cambiamenti del clima e l’alternarsi delle stagioni, con i temi da sempre legati all’uomo ed essenziali alla sua sopravvivenza: la vita e la morte, la procreazione, la nascita di un animale, l’attesa che dal seme germogli il fiore e maturi il frutto, i tempi della raccolta.

Per l’approfondimento di questa tematica sono stati consultati i ritrovati diari delle Maestre e dei Maestri che svolgevano la loro attività nelle ‘scuoline’ di campagna, i registri dove veniva compilato il loro giudizio finale per ogni singolo alunno e i quadernini dei piccoli studenti.

Archivio fotografico: Fototeca Manfrediana

Tutto questo corposo materiale, significativo ed eloquente sulla vita di quei bambini, è stato messo a confronto con l’altrettanto abbondante materiale riguardante la documentazione fotografica, grazie alla collaborazione con la Fototeca Manfrediana, la rappresentazione artistica con le opere dell’artista Marco Alpi, la filmografia anche documentaristica, l’editoria dedicata e, in ultimo, le testimonianze di alcuni diretti protagonisti.

Questi sono gli argomenti che saranno approfonditi in occasione del convegno e della mostra dedicati (convegno mercoledì 26 febbraio, ore 18,00 Sala Bigari, Comune di Faenza e a seguire alle ore 19,00 Inaugurazione mostra presso Galleria d’ Arte Molinella, Faenza), ma se ne parlerà anche durante le varie iniziative che si svolgeranno in giro per la Romagna.

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