La Giàna ad Budini, emigrata oltre quarant’anni fa per fare l’insegnante in Sardegna (che allora era nota solo come terra di pastori e di briganti) ripete ormai da sola, a sé stessa, la domanda che ci facevano i nostri vecchi, in segno di affettuosa sollecitudine. Si risponde elencando gli aspetti delle nostre campagne nel tempo di passaggio fra l’inverno e la “buona stagione”. Era il tempo dei lumi a marzo, quando il nonno Filizi, seguito da una torma di bambini cantilenanti, percorreva tutti i confini della possessione nel buio di “prima sera”, impugnando e innalzando un forcale che reggeva sarmenti incendiati:
“Lóm a mêrz, lóm a mêrz / ogni spiga fèza un bêrch, / un bêrch, un barcaröl / ogni spiga un quartaröl, / un bêrch, ôna barchetta,/ ogni spiga ôna maletta”
Sa t’amancal tabaca?
Tot cuel ch’ um van d’arspondar, e i pe pec, um manca sempar pio…
e l segn dl’avciaja? che viughe par i viul a fen dl’inveran.
I fumeva i scul a la matena prest…
L’argor dla stala u m ciapa incora in gola: l’e mimoria ad ca nostra!
Um manca al sevi ad spen in t’la fiurida: al cureva long al riv int un vol ad neva bianca a ogni limpe ad vindsen.
A m sogn incora, e um dispis ch’u n i sia pio, segn de prugres d’j arzmant e dla campagna, a m sogn e spen marug che sona,
sbaciuclin spinduglon sora e fos grand.
A merz e scol l’era tota una fola: al violi, vargugnosi ad su natura a n staseva pio in se…
Al s-ciupeva toti int’na volta a corar zo pr e’ fos a spices int l’acua cera de Spaduler
E pu u m’amanca… al radiceli ad fabrer, colti int e’cavdel ad Maruchen… I prem radecc scruclent chi rumpeva i cudal dur, igiazej, i nostar strid ad burdeli par la Viaza!
Oh um n’amanca di cuel!
Um n’amanca!
Mo pio ad tot la mi zenta, la nostra ciacareda: e prem capi dla mi vita!
Ogni tant la m’arivm’ariva incora, int la mi testa, e me…a j arspond.
Se non sei un romagnolo DOC e non capisci il dialetto romagnolo, ecco la nostra traduzione!
Cosa ti manca bambina?
Tutto quel che mi viene da rispondere, e sembrano piccolezze, mi manca sempre più… è segno della vecchiaia?
quel vagare per i viottoli alla fine dell’inverno. Vaporavano i canali di prima mattina… Il sentore della stalla mi prende
ancora alla gola: è memoria di casa nostra!
Mi mancano le siepi di spino in fioritura: correvano lungo le sponde in un volo di neve bianca ad ogni folata di brezza.
Sogno ancora, e mi dispiace che non ci sia più, segno del progresso degli attrezzi e della campagna, sogno la marruca che suona,
campanellini penduli sopra il fossato grande.
A marzo lo scolo era tutta una favola: le viole, timide per natura non stavano più in sé…
Sbocciavano tutte insieme a correre giù per il fosso a specchiarsi nell’acqua chiara dello Spadolaro.
E poi mi mancano… le radichelle di febbraio, raccolte nella cavedagna di Maruchèn …
I primi radicchi croccanti che rompevano le zolle dure, ghiacciate, Oh me ne mancano di cose!
Me ne mancano!
Ma più di tutto la mia gente, la nostra lingua: il primo comprendere della mia vita!
Ogni tanto mi giunge ancora, nella mia mente,
e io …le rispondo. i nostri strilli di bambine per la Viaccia!
dai ricordi di Vanda Budini.